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I primi resoconti dei ritrovamenti archeologici del 2008, nella seconda edizione del volume "Spadafora San Martino" di Pippo Pandolfo.

Castello di Spadafora in una foto di Filippo Cianciafara (1956)

 

Si è svolta, domenica 3 luglio, nella cornice suggestiva del Castello di Spadafora, la presentazione del volume di Pippo Pandolfo dal titolo “Spadafora San Martino” , seconda edizione, dopo quella del 2000, aggiornata ed integrata adesso con le recenti scoperte archeologiche, saltate fuori, nel 2008, durante i lavori del metanodotto della Snam.

Scoperte fortuite ma importanti come lo tesso autore li ha definiti “perché hanno ridato ad una collettività un pezzo importante della propria Storia, quella delle origini, sconosciuta sino ad oggi”. A captare l’attenzione del numeroso pubblico, accorso per l’occasione, l’intervento dell’archeologa della Soprintendenza di Messina, Maria Clara Martinelli, diretta testimone dei ritrovamenti archeologici nonché autrice di un ampio resoconto sul materiale rinvenuto nei sondaggi stratigrafici, svolti tra Venetico e Spadafora, nei punti dove le ruspe della Guizzone SpA (Impresa che effettuava i lavori del tracciato per la Snam) hanno accidentalmente riportato alla luce i segni del passato. Contributo importante, ospitato nella seconda parte del volume stesso, poiché l’archeologa informa sugli studi e sulle analisi (archeobotaniche, datazione C14, ecc.) effettuati sui reperti “sdoganando” così notizie che in altre occasioni, invece, sono rimaste relegate esclusivamente nelle pagine di riviste specialistiche o all’interno di Tesi di dottorato. “E’ auspicabile", come il Pandolfo e il sottoscritto hanno sempre ribadito da tempo, "che i reperti, ospitati nei locali messi a disposizione nel 2008 dall’Amministrazione Comunale di Rometta, possano essere esposti in strutture museali negli stessi territori dove sono stati ritrovati”. Il volume è stato stampato per i tipi della “gloriosa” Edas di Messina su iniziativa dell’operosa “Pro Loco” di Spadafora, guidata dall’ottimo Piero Giacobello. Tra gli aggiornamenti sono stati utilizzati dall’autore anche documenti provenienti dal Fondo Archivistico dell’Archivio Storico dei Peloritani di Rometta, fondato nel 2003.

 

 

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