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Nella dodicesima edizione del Corteo Storico di Rometta ritorna la figura della Regina Bianca e la sua visita alla terra demaniale di Rametta nel 1410

 

 

 

 

La caratteristica delle rievocazioni storiche di Rometta consiste nel celebrare alcuni degli eventi storici di cui è costellata la millenaria esistenza di quella che fu una città demaniale del Regno di Sicilia, Rametta (oggi Rometta), identificata nei Regesti Reali con l’appellativo di Urbs Munitissima (Città inespugnabile). Ogni edizione della rievocazione è diversa sia nei costumi che nelle scenografie. Per questa edizione rievocativa è stato ripreso il tema della seconda e sesta edizione realizzate rispettivamente nel 2004 e nel 2007: la Regina Bianca di Navarra e la cerimonia dell’investitura a cavaliere. Mentre nelle altre edizioni, le antiche vie di Rometta sono state percorse dal normanno Ruggero d’Altavilla (con la consegna della spada da parte dei Governatore arabo, in segno di sottomissione, della piazzaforte musulmana di Ramtah, avvenuta nel febbraio 1061) e da Federico III, Re di Sicilia (con la concessione del privilegio reale concesso nel 1323, la cui pergamena originale è conservata nell’Archivio di Stato di Messina). Tre episodi ricavati fedelmente dalla Storia di Rometta e rievocati con il fasto dei costumi e delle scene, costellati da momenti nei quali si possono toccare pezzi autentici di storia, usciti fuori dagli scaffali degli Archivi. Le rievocazioni storiche romettesi, oltre ad interessare una trilogia di temi storici, sono animate da un centinaio di comparse tra Cavalieri, Dame, Nobili, Dignitari, Paggi, Vessiliferi, Militi, Sbandieratori e Musici che, divisi in gruppi, partono da diverse zone del centro storico per poi riunirsi sotto l’arco di pietra della maestosa Porta meridionale, appellata Terra o Saracena, dove avviene la scena più suggestiva: l’accoglienza del personaggio illustre con la consegna delle chiavi. Qui, in questo angolo angusto dove convergono le due strette vie che penetrano nel centro storico, gli spettatori in attesa dell’arrivo dei personaggi del Corteo, si trovano ad un tratto accerchiati e stretti dai vari gruppi rievocativi che, al suono di tamburi e di chiarine, si mischiano agli stessi spettatori, gomito a gomito, eliminando per alcuni istanti la barriera del tempo, immersi tra gli splendidi scenari di mura ed archi di pietra, carichi di atmosfere passate, impregnate dalle gesta degli antichi romettesi.


Brevi cenni storici su Bianca di Navarra, Vicaria del Regno di Sicilia.
Nel tempo dei cavalieri, dell’armi e dell’amore, ma anche dell’arbitrio e dell’arroganza, visse e si adoperò in Sicilia, una donna che ha provato a tener testa agli eventi della storia. Il suo nome era Bianca di Navarra. Le vicende che la videro protagonista, ormai purtroppo dimenticate dai più, si svolgono tra la fine del XIV e gli inizi del XV secolo.
Ma per meglio capire risaliamo alla morte di Federico IV il Semplice (27 luglio 1377) che lasciò il trono di Sicilia nelle mani della quindicenne ed inesperta figlia Maria. La situazione divenne oltremodo confusa e precaria.
Il potere dei Baroni e dei piccoli feudatari che si legavano ora all'uno ora all'altro di essi, ne facevano una terra ricca e appetibile, ma preda di vessazioni e continue dispute locali.

 

 

Maria, giovane reggente era stata promessa sposa dal suo tutore, Artale di Alagona, a Gian Galeazzo Visconti, signore di Milano con ambiziosi progetti d’espansione nel sud, ma il progetto fallì per il tempestivo intervento di Pietro IV d’Aragona. Maria fu rapita e dopo una serie di rocambolesche avventure fu data in moglie a Martino I d'Aragona il Giovane, Duca di Montblanc, la cui figura è abbastanza controversa, non solo perché si procurò il trono con la forza, ma anche perché le cronache del tempo dicono fosse di bell'aspetto, incallito donnaiolo ma duro e spietato.
Il loro matrimonio durò circa dieci anni. Dopo la nascita del primogenito, Maria, già di salute delicata, peggiorò e visse solo pochi anni ancora, mentre Martino liquidava con cinismo la sua morte, avvenuta nel 1402, considerandone solo l'aspetto economico e cercandosi immediatamente una degna sostituta.
La scelta cadde su Bianca, figlia di Carlo III di Navarra. Scelta oculata ed intelligente, sia per il fascino della fanciulla, che per l'unione con la potente Navarra. Il matrimonio, come era di norma allora, avvenne per procura e Bianca arrivò in Sicilia accompagnata da una ricca dote. Era con lei Bernardo Cabrera, nobile catalano che, negli anni precedenti era stato di grande aiuto al re Martino, procurandosi il titolo di Gran Giustiziere.
Ma tale svolta spagnola non piacque affatto ai baroni siciliani, che, naturalmente, avversavano qualunque potere forte. Nello stesso periodo venne armata una spedizione in Sardegna che impegnò tutta la dote di Bianca, oltre mutui e finanziamenti da parte delle più ricche famiglie di Sicilia e Martino si assentò lasciando sola la moglie.
Ciò spinse alcuni baroni messinesi ad approfittare della situazione e tentare di ribellarsi all'autorità reale, ma Bianca che aveva le doti di un buon regnante, sedate in breve le rivolte, concesse il suo perdono in cambio della promessa di sottomissione futura.
Martino tornò vittorioso dalla Sardegna e Bianca potè impegnarsi nell'amministrazione della Camera Reginale, costituita da nove città della Sicilia orientale, una zona che la giovane sovrana amava particolarmente e in cui risiedeva volentieri.
Il Re Martino, però, riparte per la Sardegna e muore durante la spedizione (1409), si dice tra le braccia di una delle tante donne che gli tenevano compagnia ovunque si trovasse. Bianca rimane sola, ancora giovanissima e ad arginare le prevedibili reazioni delle città siciliane e dei loro baroni.
Bianca diviene Vicaria del regno di Sicilia per nomina del suocero e per testamento dal marito, visto che alle donne non era consentito altro che essere consorti di re.
Il defunto Martino, che aveva perso l'unico figlio legittimo datogli da Maria, la prima moglie, ha però due figli illegittimi nati da due relazioni con nobildonne siciliane e uno di questi, il piccolo Federico (il Conte di Luna), appartenente ad una famiglia del catanese, viene legittimato a succedere al trono.
I baroni furono lieti di questa soluzione, convinti che, con una donna Vicaria ed un erede bambino, avrebbero avuto campo libero per dominare la terra di Sicilia. Bianca cercò di allearsi con la famiglia di Federico, ma ottenne sdegnosi rifiuti. Le cose precipitarono quando poco dopo, nel 1410, morì anche il suocero, Martino II d'Aragona, e si riaccesero le avidità mai sopite delle famiglie siciliane e catalane.
Due sovrani erano morti in meno di un anno, lasciando un vuoto di potere pericoloso e destabilizzante, tanto in Sicilia quanto in Spagna. In Sicilia, allora quel Cabrera che aveva accompagnato Bianca nel suo viaggio nuziale, decise di avversarla per toglierle il dominio dell'isola.
Si crearono, così, due avverse fazioni che presero a farsi la guerra sostenute dai baroni che, lieti di poter contare su un potere centrale diviso, si alleavano ora con l'una ora con l'altra parte.
Bianca rimase ferma nei suoi principi di lealtà nei confronti di quella terra che l'aveva ospitata con la dolcezza dei suoi paesaggi e del clima. Evitò, così, coraggiosamente e senza il conforto dei baroni siciliani, di chiamare in aiuto il re d'Aragona o il suo stesso padre Carlo e preferì contare sulle proprie forze e sui pochi amici veri che le restavano vicini, come i Moncada, i Rosso, i Filangieri e i Lanza e alcune città e terre demaniali, tra le quali anche Rametta (oggi Rometta), alla quale la Regina, fece una breve visita nel 1410.
Tra le pochissime righe leggibili (molte parole sono indecifrabili per l’umidità che ha reso friabile il documento e pieno di lacerazioni) del documento conservato nell’Archivio di Stato di Palermo, Fondo Cancelleria, il funzionario mittente, certamente a seguito della Vicaria nei suoi viaggi per la Sicilia, fa trapelare il timore per la sicurezza della giovane sovrana che è scortata da “….militi fideli et bravi …. numero assai” e la regina, a Rometta, riceve e saluta “officiali, gentilhomini, onorati chitatini…… civitatis Ramette” . Lo scopo della sua breve visita a Rometta, come in altri centri della Sicilia orientale, era quello di poter ottenere la fedeltà e l’appoggio delle città demaniali nella sanguinosa guerra civile. Dopo aver tentato di porre fine alle contese tra le due fazioni che si scontravano sanguinosamente in ogni parte dell’isola, con la convocazione del Parlamento siciliano a Taormina che non produsse alcun esito significativo stante la litigiosità dei rappresentanti delle autonomie e gli interessi particolari dei nobili, e dopo essere sfuggita a due attentati contro la sua stessa persona, fu costretta ad accettare l’aiuto militare di Ferdinando di Castiglia, appena incoronato Re d’Aragona. Ben presto, però, Ferdinando limitò i poteri della Reggente che fu costretta a lasciare la Sicilia ormai saldamente in mano alle truppe spagnole. Scelse di tornare in Navarra, dove, ancor giovane, andò a vivere nel Castello di Olit. Da lì, provò ancora a far sentire la sua influenza sulla terra che tanto aveva amato, ma il sovrano di Spagna le tolse, nel tempo, qualsiasi influenza sulla Sicilia.
I siciliani impegnati a risolvere piccole beghe personali, osteggiando per anni Bianca, avevano perso la loro occasione d'indipendenza, frazionandosi e alimentando gli odi. La Sicilia, da allora, non fu più residenza di Re ma entrò definitivamente nella sfera spagnola e alcuni anni dopo (1442), il Re Alfonso il Magnanimo conquistò il regno di Napoli e si fece chiamare Re d’Aragona e di Sicilia citra et ultra Pharum, che diventerà più tardi Regno delle Due Sicilie.


 

 

 

 

 

 

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