
Chiesa Bizantina di Gesù e Maria (sec. VI -
IX)
Durante la
conquista araba della Sicilia, a Rometta (Erymata) si concentrò l’ultima
difesa bizantina contro l'invasione araba. Per anni, Rometta rappresentò
un baluardo cristiano e un punto d'appoggio per quanti fuggivano
dall'isola davanti all'incalzare dell'avanzata musulmana per passare al
di là dello stretto, in terra calabra. Per alcuni giorni, a Rometta vi
soggiornò S.Cristoforo di Collesano con la sua famiglia, i figli
S.Saba e S.Macario provenienti dal Monastero di S.Filippo
d'Agira.
Dal 963 al
965, Rometta sostenne un durissimo assedio ed i suoi abitanti si
contraddistinsero per un atto estremo di eroismo.
Tra il 24 e
l’25 ottobre 964, fra la spiaggia e la roccaforte assediata
(probabilmente in contrada Mazzabruno), avvenne una sanguinosa
battaglia. Il resoconto dello scontro rivive nelle pagine degli storici
arabi e greci medioevali che ci hanno tramandato il fatto d’arme con
dovizia di particolari. L’armata bizantina, forte di 30.000 uomini,
inviata nell’isola da Costantinopoli per spezzare l’assedio arabo
su Rometta e riconquistare all’impero la Sicilia, impegnò l’esercito
assediante con impeto e con cariche di cavalleria. Ma gli arabi, sebbene
inferiori di numero, riuscirono a fermare l’avanzata degli avversari ed
incitati dal proprio condottiero, ibn- Ammar, costrinsero i
bizantini alla fuga. Al termine della battaglia, oltre diecimila soldati
di Bisanzio giacevano morti sul campo mentre il resto fu tratto
prigioniero. Si narra che sul campo fu trovata una spada appartenuta al
profeta dell’Islam, Maometto che era stata catturata dai bizantini in
una precedente battaglia.
L’assedio
a Rometta continuò sino al maggio successivo, quando, ormai, i
difensori, senza alcuna speranza di ulteriori aiuti da Costantinopoli,
stremati dalla fame e dai continui assalti portati dagli assedianti,
inviarono fuori dalle mura le donne, i bambini e gli anziani superstiti
che furono accolti nel campo nemico. All’alba del 5 maggio del 965, gli
Arabi, dopo aver offerto ripetutamente la resa ai guerrieri romettesi e
ricevutone da questi il rifiuto, sferrarono l’attacco decisivo alle mura
di Rometta con tutte le loro forze. I pochi difensori li accolsero con
le armi in pugno: caddero tutti, ad uno ad uno, combattendo.
Rometta fu
saccheggiata e data alle fiamme.
Nel 976 fu
ricostuita dagli stessi arabi e ripopolata con intere famiglie
musulmane. Sulle ceneri della bizantina Erimata o Remata (così
come veniva indicata la città nelle fonti scritte bizantine), fu fondata
la città-fortezza araba di Ramth.
“I
Musulmani - scrive Michele Amari nella sua Storia dei Musulmani
di Sicilia - in lor guerre di Sicilia non fecero mai
assegnamento sopra Messina...il nodo della guerra era
a Rometta”.
Nell’estate
del 1038, l’imperatore di Bisanzio, Michele Paflagone, inviò
nell’isola un esercito al comando del generale Giorgio Maniace.
Un forte esercito arabo giunse da Palermo e nei pressi di Rometta si
scontrò con l’armata bizantina. Questa volta, Maniace riscattò la
sconfitta subita dai bizantini nel 964. I Musulmani, dopo aspri
combattimenti corpo a corpo, indietreggiarono e alla fine abbandonarono
il campo. Gli arabi di Rometta si arresero ed aprirono le porte al
generale bizantino. Forse, fu in questa occasione che venne costruita la
piccola chiesa di Gesù e Maria: per commemorare la vittoria avvenuta
sulle attistanti pendici del monte Dinnammare.
Nonostante i
continui successi, Bisanzio richiamò in patria il generale dove cadde in
disgrazia e venne arrestato. In poco tempo, l’esercito imperiale in
Sicilia, mal comandato dall’inetto successore del Maniace e privo del
contigente dei mercenari Normanni, venne travolto ed annientato dagli
eserciti arabi che ripresero il controllo dell’intera isola.
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