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Per valorizzare e
promuovere il patrimonio culturale e storico di Rometta,
l’Amministrazione Comunale e l’Associazione Culturale Marduk
(www.assomarduk.it) organizzano il Corteo Storico 2009, tradizionale
appuntamento con alcuni degli eventi del glorioso passato di Rometta. Il
protagonista della rievocazione romettese di quest’anno è la figura del
grande Re di Sicilia, Federico III (1296-1337). Il monarca, il 13
ottobre 1323, grato ai Romettesi per l’appoggio militare e politico
nella sanguinosa guerra contro gli Angioini, confermava, al Demanio
Regio, Rometta con il suo territorio ed estendeva ai cittadini le stesse
immunità di cui beneficiavano i messinesi oltre a specifiche prerogative
di carattere fiscale e giudiziario.
Ma ecco alcune parole del Sovrano scritte (in latino) nella pergamena:
“Con il presente Privilegio Vogliamo rendere noto a tutti, sia presenti
che futuri, che Noi ordiniamo che la città di Rametta e i nostri fedeli
che abitano e dimorano in essa siano liberi (esenti) da Contea, Baronia
e Feudo”. La preziosa Pergamena è custodita nell’Archivio di Stato di
Messina a disposizione degli studiosi di Storia Medievale.
Il Corteo, che si svolgerà sabato, 8 agosto 2009, partendo da Porta
Terra o Milazzo alle ore 17,30 circa e dove il Sovrano riceverà le
chiavi della Città-Castello, si snoderà per le vie del centro storico di
Rometta sino a raggiungere la Piazza Maggiore dove, simbolicamente, il
personaggio che rappresenterà Federico III, consegnerà la pergamena dei
privilegi al Capitano della Città. Alla manifestazione prenderanno parte
numerosi personaggi in costume d’epoca tra i quali, Dame, Sbandieratori,
Dignitari, Vessiliferi e Alfieri. Al Corteo parteciperanno alcune
rappresentanze di altri cortei storici di Sicilia, tra le quali
Roccavaldina e Motta S. Anastasia.
LA GRANDEZZA DI FEDERICO III NELLA STORIA
DI SICILIA.
Nei documenti ufficiali esordiva così: "Fridericus, Dei gratia, rex
Siciliae...": questo era l’appellativo di cui si fregiava il Re Federico
III, uno dei più grandi re di Sicilia. All’età di nove anni venne in
Sicilia al seguito di suo padre, Pietro III d’Aragona chiamato dal
popolo siciliano a reggere le sorti della Corona del Regno nel conflitto
anti-angioino. Nel 1291, Federico divenne Luogotenente di Sicilia per
conto del fratello Giacomo I d’Aragona. Quest’ultimo, tradendo le
promesse e gli accordi fatti con il popolo siciliano, in cambio
dell'investitura della Corsica e della Sardegna, concordò con papa
Bonifacio VIII il ritorno della Sicilia agli Angioini. Scacciati dalla
Sicilia con la rivolta dei Vespri Siciliani, gli Angioini si preparavano
così ad entrare nell’isola mettendo in atto la loro vendetta contro il
popolo siciliano. Federico si oppose e invitò il fratello, Giacomo, a
ritornare sui suoi passi. Quest’ultimo, per tutta risposta ordinò a
Federico di rientrare in Aragona e abbandonare al suo destino la
Sicilia. Ma Federico non cedette e il 15 gennaio 1296 accettò la corona
offertagli dal PARLAMENTO SICILIANO, impegnandosi in una difficile
guerra.
Dal 1296 al 1337 guidò vittoriosamente la resistenza dei siciliani
contro l'aggressione di una coalizione che comprendeva mezza Europa
(Regno Angioino di Napoli, Città guelfe italiane, Papato, Regno di
Francia, Regno D'Aragona). La decisione di Federico scatenò le ire del
Papato che riteneva la Sicilia feudo della Chiesa. Per questo, i vari
papi che si succedettero al soglio pontificio, lanciarono numerose
scomuniche su Federico e sulla Sicilia. Ma nonostante ciò, i siciliani
al fianco del loro Re, resistettero a tutti i numerosi tentativi di
invasione delle armate coalizzate, guidate dagli Angioini. Molte di
queste invasioni avvennero nella parte settentrionale dell’isola,
soprattutto nella piana di Milazzo, dove causarono distruzioni e
massacri tra la popolazione civile. La città-castello di Rometta
resistette ai vari assalti e dentro le sue mura trovò rifugio gran parte
della popolazione dei contadi limitrofi e, in armi, si oppose in diverse
occasioni ai tentativi di conquista degli Angioini e dei loro alleati.
Fu in questo periodo (1320), che le religiose del Monastero di Basicò
della Piana di Milazzo, in preda alle continue devastazioni ed attacchi
condotti nel territorio dalle schiere angioine e dalle loro bande di
mercenari, abbandonarono il loro istituto per rifugiarsi in Rometta. Qui
trovarono ospitalità in un edificio attiguo alla Chiesa Bizantina dove
rimasero per diversi anni, sino a quando (1342), cessati i pericoli
della guerra, si stabilirono definitivamente a Messina.
Lo stesso Federico fu in prima persona alla testa dell’esercito
siciliano impegnato nelle numerose battaglie, come quella famosa
combattuta nelle acque di Capo d’Orlando (1299) tra la flotta siciliana
e quella aragonese. Lo storico contemporaneo, Corrado Mirto, docente di
Storia Medievale dell’Università di Palermo così descrive lo scontro
navale: “solo una parte della Flotta Siciliana rimase nel Golfo di Capo
d'Orlando per affrontare la Flotta Aragonese che pertanto si trovava in
condizioni di netto vantaggio. Ma i Siciliani, determinati e
consapevoli, non si scoraggiarono e lottarono eroicamente fino
all'ultimo uomo. E colorarono di rosso, con il loro sangue, il tratto di
mare nel quale più intensi erano stati i combattimenti e gli scontri.
L’eroica resistenza dei siciliani provocò tante e tali perdite di uomini
e di navi agli Aragonesi, che - di lì a poco- Giacomo Secondo avrebbe
deciso di abbandonare l'impresa siciliana e di tornarsene in Aragona per
evitare la catastrofe”.
La fuoriuscita della Corona aragonese dal conflitto, non pose fine alla
guerra che continuò ancora per alcuni decenni, sino a quando, nel 1334,
papa Giovanni XXII, vista la resistenza ad oltranza della Sicilia, tolse
la scomunica e convinse gli Angiò di Napoli a rinunciare, per il
momento, all’isola e alla loro rivincita sulla guerra del Vespro. Alla
sua morte, avvenuta nel castello di Paternò, Federico fu sepolto
provvisoriamente nella Cattedrale di Catania.
Ma la Chiesa sembra non aver mai perdonato al Re di Sicilia di aver
scelto di difendere i siciliani dalla vendetta degli Angioini. Infatti,
il sarcofago dove sono riposte le spoglie mortali del grande Re, si
trova, oggi, in un angolo, al buio, dentro una cripta laterale della
Cattedrale etnea e quasi sempre chiusa, solo sporadicamente la si può
visitare. Solo recentemente gli storici stanno rivalutando positivamente
la figura di Federico III grazie anche alla mole di documenti
scoperti negli Archivi, soprattutto in quelli di Palermo e di Catania,
dove viene fuori un’attività governativa di Federico più complessa di
quanto l’aveva giudicata la storiografia erudita ottocentesca. Ma
soprattutto viene fuori una personalità, forte e coraggiosa, di un
protagonista della Storia Medievale, di un Sovrano che (viceversa di
Federico II di Svevia che soggiornò pochissimo nell’Isola preferendo,
per ragioni strategiche, la Puglia) rimase sempre in Sicilia e al fianco
del suo popolo esortandoli sempre alla resistenza e alla lotta in difesa
della loro indipendenza.
(fonti:
1) AA.VV., Federico III d'Aragona re di Sicilia (1296-1337) convegno di
studi, Palermo 1997;
2) www.messinacity.com/news/Archivio/2003/2003-02_Federico_III.htm
3) http://www.youtube.com/watch?v=2UZp3npbxCY. (Video)
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